martedì 21 febbraio 2012

Fogna a cielo aperto?

Un rovello per la testa. Avevo iniziato a pensarci già la sera prima. Poi mi ero addormentato, ma la mattina l’interrogativo bussava di nuovo la porta. Quando tiro l’acqua del cesso del mio bilocale veneziano dove va a finire il tutto? Ma a Venezia ci sono le fogne? Non ci avevo mai pensato. Sentendo la puzza dei canali mi veniva da pensare che tutto finisse nell’acqua, ma mi sembrava un po’ strano che un’intera città cacasse in canale. Mi documentai su internet. Google: Venezia Fogne. Terzo risultato: “Anche Venezia avrà le fogne” Repubblica — 14 novembre 1986 pagina 20 sezione: CRONACA. VENEZIA. Clicco sull’articolo:

VENEZIA. Per la prima volta nella sua lunga storia, Venezia avrà una rete fognaria. Ancora oggi infatti, come nella notte dei tempi, le singole case veneziane scaricano direttamente nei canali, aggravando così specialmente da quando si usano i detersivi l' inquinamento della Laguna nella quale già si riversano gli scarichi delle fabbriche della zona industriale e i concimi e fertilizzanti usati nelle campagne dell' entroterra. L' amministrazione comunale ha predisposto infatti un progetto generale della rete di fognatura di Venezia, che con una spesa di 500 miliardi, cinque stazioni di pompaggio e una condotta sublagunare, dovrà servire l' intero centro storico della città.

Ok, in effetti il problema c’èra e qualcuno ad un certo punto si era reso conto che una rete fognaria era cosa buona e giusta. Ma poi l’avevano fatta? E gli appartamenti del mio palazzo dove scaricavano? Non ero convinto e continuai la ricerca. Se sul campo di ricerca di Google scrivi una domanda con tanto di punto interrogativo l’internet del 2010 ti da la risposta. Yahoo Anwers per la precisione, che mi linka su un blog in cui un tizio tenta di dare una risposta più precisa. Il signor x parte da una considerazione, ovvero la puzza di merda che ultimamente si sente in molti bar e ristoranti veneziani. Da lì parte un interessante excursus sulla rete fognaria:

 Premetto che chi scrive è un fumatore inveterato, il quale ha coltivato la propria indulgenza al tabacco per oltre trent'anni, e non è quindi un esteta dell'odorato, anzi, una persona le cui facoltà olfattive sono presumibilmente inferiori alla media. Ciononostante, da qualche anno ho cominciato a soffrire per un odorino leggero ma oltremodo sgradevole e persistente che sta diventando il ''leit-motif'' aromatico dei locali pubblici di Venezia. Questo odore rivela immediatamente la propria provenienza fognaria anche all'annusatore meno attento. A quanto mi risulta, Venezia fu tra le prime città a dotarsi di impianti di smaltimento dei liquami neri attraverso sistemi di fosse settiche. Gli scolmatori di queste fosse sboccano nei canali, poco sotto il livello del medio mare; Venezia e i suoi frequentatori sono da secoli abituati a gratificarsi ai lezzi organici esalati da questi scolmatori in occasione di basse maree pronunciate che ne lascino scoperti gli orifizi. Questo odore tipico di molte notti estive veneziane è persino noto in tutto il mondo con nomignoli ironici e quasi affettuosi come ''profumo notte di Venezia'' o ''eau du canal''. È un odore forte e non si può dire che sia piacevole, ma neppure che lo si percepisca come qualcosa di sottilmente infetto e che permane nel naso dopo essersi allontanati dalla sua origine.

 Fosse settiche? E che cazzo sono? Scolmatori? Ma insomma, quando la gente caca e piscia dove vanno a finire le loro schifezze? Per fugare ogni dubbio non c’era altro da fare che adottare il metodo empirico, seguendo le orme del buon Cartesio o di Locke, Hume e il resto della compagnia. Quel pomeriggio c’era anche bassa marea e, oltre le tane delle pantegane, sulle nude fondamenta dei palazzi sul canale si intravedevano anche quelli che dovevano essere gli sbocchi dei sopracitati scolmatori. Andai in bagno a fare quello che dovevo fare. Poi, mentre tiravo l’acqua, mi affacciai con attenzione alla finestra. Si intravedeva un gorgoglio ma non gli escrementi. Ne fui sollevato, tuttavia era plausibile che, non galleggiando, finissero direttamente sul fondo. Riempii allora il cesso di detersivo per piatti e tirai nuovamente l’acqua. Con mio grande stupore un conato di schiuma era fuoriuscito in canale e si diffondeva trasportato dalla leggera corrente. Non c’era più dubbio, avevo la prova provata di quanto sospettavo. Devo ammettere che mi rattristai abbastanza e non fu una bella giornata.